Montsegur
Montségur : GLI ULTIMI RESISTENTI CATARI
Montségur è una fortezza sui Pirenei a 1.207 metri, strategicamente inutile ma divenuta simbolo della fine dell'Occitania indipendente. La sua caduta nel marzo 1244 concluse trentacinque anni di guerre che portarono alla perdita dell'identità occitana. Durante la crociata contro i Catari, Raimondo di Pérella, proprietario del castello e simpatizzante della causa eretica, vi accolse i signori espropriati e i leader della Chiesa catara. Per quindici anni questa comunità visse ignorata dall'Inquisizione, diventando punto di riferimento per la resistenza.Nel 1242, dopo il fallimento della rivolta del Conte di Tolosa nei confronti del Re di Francia, sessanta uomini provenienti da Montségur massacrarono sette inquisitori domenicani ad Avignonet. Questo evento scatenò la reazione definitiva: nel maggio 1243 il siniscalco di Carcassonne assediò la fortezza con migliaia di uomini. Dopo nove mesi di resistenza, l'arrivo di montanari baschi, esperti di arrampicata e capaci di far salire macchine da guerra lungo i pendii, costrinse il castello alla resa. Ai combattenti fu concessa una tregua di quindici giorni prima della loro esecuzione. Il 16 marzo 1244, oltre 200 Catari che rifiutarono di abiurare furono bruciati vivi su un'enorme rogo. La durezza della repressione ecclesiastica confermava la linea intransigente già messa in atto vent’anni prima nella crociata albigese.
Montségur, 16 marzo 1244
Duecentoventicinque Catari furono bruciati sul rogo. Quando,
nella primavera del 1243, l'esercito comandato dal siniscalco di Carcassone
assediò Montségur, tra le 300 e le 400 persone furono imprigionate nel castello.
Le fonti storiche ne identificano 199: 147 uomini, 50 donne e 2 bambini. 29
persone appartenevano al clan signorile Mirepoix-Péreille, tra cui i due cugini
di primo grado e co-signori di Montségur, Raymond de Péreille e Pierre Roger de
Mirepoix. Questo clan comprendeva altri 10 cavalieri, 2 scudieri, un sergente,
13 donne e un bambino. Il loro seguito civile e il personale domestico
comprendeva 10 persone: 12 balivi, 5 domestiche e un chirurgo con moglie e
figlia. Abbiamo ancora i nomi di 14 uomini, le cui funzioni non sono
specificate, e di 16 donne, sorelle, mogli di sergenti della guarnigione.
Comandata da Pierre Roger de Mirepoix, questa guarnigione era composta da 12
cavalieri del clan signorile, più 7 cavalieri Faydits (coloro che non si
sottomettevano all'ordine cattolico e reale), tra cui il signore di Lavelanet,
con moglie, figlio, figlia, 10 scudieri, 55 sergenti d'armi e un ingegnere di
catapulte; con i 3 balivi, più
10 messaggeri e
agenti di collegamento arrivati durante l'assedio, il totale arriva a 98
potenziali combattenti. La comunità religiosa,inclusi i parfaits catari , contava 205 membri, tra
cui il vescovo di Razès, Raimondo Agulher, il vescovo di Tolosa, Bertrando
Maria, e la suocera di Raimondo di Pereille, la marchesa Hunaud de Lanta.
Secondo i termini della resa, negoziata il 1° marzo 1244, i laici, compresi i
credenti catari, avrebbero avuto la vita risparmiata, ma sarebbero stati
interrogati dall'Inquisizione di Carcassonne. Anche i “perfetti” che avessero
rinunciato alla loro fede sarebbero stati risparmiati. Eppure, non solo nessuno
pensò di abiurare, ma domenica 13 marzo, sei donne e quindici uomini, semplici
credenti, chiesero a Bertrando Maria di conferire loro il “consolamentum”, il
battesimo cataro, che li avrebbe resi uomini e donne perfetti, condannandoli
così al rogo. Tra questi "consoli" dell'ultimo minuto c'erano Coroa,
moglie di Raymond de Péreille, e una delle loro figlie, Esclarmonde. Le fonti
affermano che in totale furono bruciati 225 uomini e donne perfetti, ma solo 64
sono stati identificati. I nomi degli altri sono probabilmente persi per
sempre.