Gli
assalti dunque ripresero. Guglielmo ora sembrava aver fiducia nei suoi
cavalieri e vedeva vicina la vittoria. Accompagnò l'attacco con una
brillante utilizzazione dei suoi arcieri ben muniti di frecce. Questi
ultimi coprivano i cavalieri seguendoli da vicino e lanciando frecce in
aria per farle poi ricadere sulla testa dei difensori. Quest'azione,
solo fastidiosa per gli Housecarles ed i Thegns muniti di elmo e maglie
di ferro, era però particolarmente stressante per i guerrieri contadini
privi di protezione. La diminuzione progressiva dell'armata sassone
permise agli uomini del duca di raggiungere i fianchi della collina, e
di attaccare da posizione più favorevole. Tuttavia gli inglesi rimasero
saldi al loro posto suscitando l'ammirazione dei loro avversari. I loro
ranghi erano così stretti che i soldati morti rimasero in piede in
mezzo ai soldati vivi.....
In questo combattimento, che durò tutto un pomeriggio, Guglielmo si
fece onore. Per ben tre volte la sua cavalcatura fu abbattuta, ma sempre
tornò in sella; pare che davanti al rifiuto di un cavaliere francese di
cedergli il suo cavallo il duca, irascibile, lo gettasse a terra
strappandogli cavallo ed elmo!
Se i resoconti di Guglielmo di Poitiers, che parlano di nemici folgorati
alla sua semplice vista, sono certamente esagerati, si capisce comunque
che in questa battaglia per la corona d'Inghilterra la figura di
Guglielmo emerge come quella di un gigante. Per contro vi furono poche
tracce nelle cronache, del suo avversario. Nella cronaca dei fatti
relativi alla battaglia lo si vede agire una sola volta nella zona
descritta da Guy d'Amiens, quando distrusse selvaggiamente i normanni
che l'assalivano. Sappiamo che in materia di abilità e prodezze, Aroldo
non cedeva in niente ai normanni. Forse in quest'episodio ci fu un solo
eroe per i cronisti normanni? Forse la natura difensiva dell'impegno
inglese (“poco numerosi e coraggiosi all'estremo” riporta William of
Malmesbury) offriva meno occasioni per brillare. O, forse, Aroldo era un
uomo indebolito dalla fatica e dal dubbio, duramente colpito dalla morte
dei suoi fratelli, che aspettava passivamente il giudizio del Cielo.
Comunque sia, fu un umile arciere che, non mirando a nessuno in
particolare, ma alle teste degli inglesi in generale, mise fuori
combattimento il Re e decise la fine della battaglia. Aroldo aveva una
ferita brutta e dolorosa a causa di questa freccia che lo aveva colpito
ad un occhio. Accecato, perdendo sangue, il Re dovette accasciarsi al
suolo, durante i ripetuti assalti normanni che finirono per trovare
alcuni punti deboli nella linea di difesa. Così Aroldo non poté
difendersi efficacemente quando un gruppo di cavalieri giunse a rompere
il cerchio protettore intorno a lui.
Guglielmo di Poitiers ricorda i nomi di Guy de Ponthieu, Walter Giffard,
Hugues de Montfort, e Eustachio da Boulogne tra gli assalitori del Re.
Guy de Ponthieu annovera lo stesso Guglielmo. Gli altri cronisti hanno
tendenza a tenere Guglielmo al di fuori di questa messa a morte barbara.
Ad ogni modo parlando del Re ferito, si dice che uno gli taglio la
testa, l'altro gli conficco una spada nel petto, il terzo lo sventra e
l'ultimo gli taglia la gamba all'altezza della coscia; poi scappa
brandendo il suo “trofeo” sanguinoso. Quest'ultima mutilazione,
valse al cavaliere che ne fu responsabile, di essere scacciato dal duca
stesso (secondo William di Malmesburry).
Così morì dunque Aroldo, figlio di Godwin, Re d'Inghilterra: di una
morte crudele e dolorosa.
Quando il sole tramontò verso le 17 gli Housecarls sopravvissuti
resistevano ancora, ma la notizia della morte di Aroldo significava la
fine. Gli inglesi sopravvissuti si ritirarono verso la foresta, seguendo
piccoli sentieri. Alcuni fuggirono disorientati, altri irriducibili si
piazzarono ai bordi della foresta a Nord di Caldbec Hill per
un'ulteriore resistenza. I cavaliei normanni che al galoppo li
caricarono ebbero la sgradevole sorpresa di cadere in un burrone
nascosto da un sottobosco e finirono per farsi massacrare dagli inglesi
assetati di vendetta.
Ci furono parecchi assalti, guidati da Eustache de Boulogne (Guy d'Amiens)
o anche dal duca in persona. Questo luogo funesto ricevette il nome di
Malfosse.
Guglielmo passò la notte sul campo di battaglia. Gli uomini rimasti
validi erano occupati a spogliare i morti, a ristorarsi ed a dormire
dopo questa grande “sfida”.
In un primo tempo sembro impossibile ritrovare il corpo di Aroldo in
quel miscuglio di cadaveri nudi, mutilati. Toccò all'amante del Re,
Edith Cou-de-Cygne, di riconoscerne i poveri resti smembrati. In un
primo tempo Guglielmo li fece avvolgere in un tessuto viola e chiese di
far seppellire il corpo sull'alto di una scogliera che dominava il mare.
Fece scolpire sulla lapide le seguenti parole: <<Per ordine del
Duca, o Aroldo tu riposerai qui come Re. Affinché tu possa custodire la
costa e il mare per sempre..>>.
Più tardi autorizzò i monaci di Waltham a raccoglierne le ossa e a
seppellirle nell'Abbazia dove ancora oggi è possibile vedere la sua
tomba.
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