Antefatti    -     La battaglia: (fase1) (fase2) (fase3) 

Fine della battaglia

 

Gli assalti dunque ripresero. Guglielmo ora sembrava aver fiducia nei suoi cavalieri e vedeva vicina la vittoria. Accompagnò l'attacco con una brillante utilizzazione dei suoi arcieri ben muniti di frecce. Questi ultimi coprivano i cavalieri seguendoli da vicino e lanciando frecce in aria per farle poi ricadere sulla testa dei difensori. Quest'azione, solo fastidiosa per gli Housecarles ed i Thegns muniti di elmo e maglie di ferro, era però particolarmente stressante per i guerrieri contadini privi di protezione. La diminuzione progressiva dell'armata sassone permise agli uomini del duca di raggiungere i fianchi della collina, e di attaccare da posizione più favorevole. Tuttavia gli inglesi rimasero saldi al loro posto suscitando l'ammirazione dei loro avversari. I loro ranghi erano così stretti che i soldati morti rimasero in piede in mezzo ai soldati vivi.....
In questo combattimento, che durò tutto un pomeriggio, Guglielmo si fece onore. Per ben tre volte la sua cavalcatura fu abbattuta, ma sempre tornò in sella; pare che davanti al rifiuto di un cavaliere francese di cedergli il suo cavallo il duca, irascibile, lo gettasse a terra strappandogli cavallo ed elmo!
Se i resoconti di Guglielmo di Poitiers, che parlano di nemici folgorati alla sua semplice vista, sono certamente esagerati, si capisce comunque che in questa battaglia per la corona d'Inghilterra la figura di Guglielmo emerge come quella di un gigante. Per contro vi furono poche tracce nelle cronache, del suo avversario. Nella cronaca dei fatti relativi alla battaglia lo si vede agire una sola volta nella zona descritta da Guy d'Amiens, quando distrusse selvaggiamente i normanni che l'assalivano. Sappiamo che in materia di abilità e prodezze, Aroldo non cedeva in niente ai normanni. Forse in quest'episodio ci fu un solo eroe per i cronisti normanni? Forse la natura difensiva dell'impegno inglese (“poco numerosi e coraggiosi all'estremo” riporta William of Malmesbury) offriva meno occasioni per brillare. O, forse, Aroldo era un uomo indebolito dalla fatica e dal dubbio, duramente colpito dalla morte dei suoi fratelli, che aspettava passivamente il giudizio del Cielo. 
Comunque sia, fu un umile arciere che, non mirando a nessuno in particolare, ma alle teste degli inglesi in generale, mise fuori combattimento il Re e decise la fine della battaglia. Aroldo aveva una ferita brutta e dolorosa a causa di questa freccia che lo aveva colpito ad un occhio. Accecato, perdendo sangue, il Re dovette accasciarsi al suolo, durante i ripetuti assalti normanni che finirono per trovare alcuni punti deboli nella linea di difesa. Così Aroldo non poté difendersi efficacemente quando un gruppo di cavalieri giunse a rompere il cerchio protettore intorno a lui.
Guglielmo di Poitiers ricorda i nomi di Guy de Ponthieu, Walter Giffard, Hugues de Montfort, e Eustachio da Boulogne tra gli assalitori del Re. Guy de Ponthieu annovera lo stesso Guglielmo. Gli altri cronisti hanno tendenza a tenere Guglielmo al di fuori di questa messa a morte barbara. Ad ogni modo parlando del Re ferito, si dice che uno gli taglio la testa, l'altro gli conficco una spada nel petto, il terzo lo sventra e l'ultimo gli taglia la gamba all'altezza della coscia; poi scappa brandendo il suo “trofeo” sanguinoso. Quest'ultima mutilazione, valse al cavaliere che ne fu responsabile, di essere scacciato dal duca stesso (secondo William di Malmesburry).
Così morì dunque Aroldo, figlio di Godwin, Re d'Inghilterra: di una morte crudele e dolorosa. 
Quando il sole tramontò verso le 17 gli Housecarls sopravvissuti resistevano ancora, ma la notizia della morte di Aroldo significava la fine. Gli inglesi sopravvissuti si ritirarono verso la foresta, seguendo piccoli sentieri. Alcuni fuggirono disorientati, altri irriducibili si piazzarono ai bordi della foresta a Nord di Caldbec Hill per un'ulteriore resistenza. I cavaliei normanni che al galoppo li caricarono ebbero la sgradevole sorpresa di cadere in un burrone nascosto da un sottobosco e finirono per farsi massacrare dagli inglesi assetati di vendetta.
Ci furono parecchi assalti, guidati da Eustache de Boulogne (Guy d'Amiens) o anche dal duca in persona. Questo luogo funesto ricevette il nome di Malfosse. 
Guglielmo passò la notte sul campo di battaglia. Gli uomini rimasti validi erano occupati a spogliare i morti, a ristorarsi ed a dormire dopo questa grande “sfida”.
In un primo tempo sembro impossibile ritrovare il corpo di Aroldo in quel miscuglio di cadaveri nudi, mutilati. Toccò all'amante del Re, Edith Cou-de-Cygne, di riconoscerne i poveri resti smembrati. In un primo tempo Guglielmo li fece avvolgere in un tessuto viola e chiese di far seppellire il corpo sull'alto di una scogliera che dominava il mare. Fece scolpire sulla lapide le seguenti parole: <<Per ordine del Duca, o Aroldo tu riposerai qui come Re. Affinché tu possa custodire la costa e il mare per sempre..>>.
Più tardi autorizzò i monaci di Waltham a raccoglierne le ossa e a seppellirle nell'Abbazia dove ancora oggi è possibile vedere la sua tomba.