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La battaglia di Hastings (3.a fase)

Dopo questa fase senza dubbio ci fu una pausa, durante la quale Guglielmo mise ordine nelle sue divisioni, mentre gli inglesi cercarono di colmare il vuoto nelle loro fila. Nella fase successiva è possibile che Guglielmo abbia pensato di dare il colpo di grazia, immaginando di avere scosso il morale delle truppe sassoni, soprattutto per la morte data ai fratelli del Re che erano scesi imprudentemente dalla cresta. Da quel momento, in effetti Aroldo sembrò disinteressato alla battaglia. Numerosi furono gli inglesi che pensarono che re Aroldo avrebbe dovuto lanciare un offensiva generale invece di lasciare che, i suoi fratelli e i loro uomini, venissero massacrati, e questo pensiero deve aver tormentato Aroldo stesso. Comunque sia, su tutta la linea, squadroni di cavalieri salirono il pendio già sparso di cadaveri, nonostante una muraglia di scudi li attendesse ancora sulla cresta.

Ancora una volta gli squadroni normanni furono accolti da uno sbarramento di proiettili. Gli uomini caddero dai cavalli impauriti; così quando i sopravvissuti arrivarono in cima alla cresta gli Housecarls gli scagliarono contro le loro scuri, senza che nessuna armatura, elmo o scudo potesse fermarli. Questi cavalieri, la cui reputazione era grande, allenati dalle fatiche delle continue guerre feudali sul continente, non avevano mai trovato avversari tanto coriacei, quanto quei professionisti inglesi e danesi... Lo scontro tra la migliore cavalleria d'occidente e la migliore fanteria fu senza dubbio apocalittico. La difesa dei sassoni resse ancora una volta ed i cavalieri si ritirarono. Ma qualcosa accadde sulla sinistra delle linee inglesi. Davanti alla ritirata dei Francesi e dei Fiaminghi di Eustachio da Boulogne, un gran numero di inglesi scordò una volta di troppo la dolorosa lezione subita dall'ala destra e si lanciarono all'attacco (si può pensare che i contadini di leva inglese fossero attratti dai bellissimi e costosissimi cappelli - usberghi - che potevano prendere ai numerosi nemici stesi al suolo); gli squadroni di cavalleria tenuti in riserva da Guglielmo attaccarono all'improvviso ed annientarono i malcapitati fanti. Per quest'episodio, Guglielmo di Poitiers e Guy d'Amiens insistettero sul fatto che non si era trattato di una vera fuga ma di una simulazione prevista da Guglielmo. In effetti, questa tattica era perfettamente conosciuta e alla portata di un esercito così ben organizzato come quello di Guglielmo. Il duca, o uno degli altri condottieri, prendendo spunto dall'episodio precedente, pensò di ripeterlo sul lato sinistro. Ma occorre sottolineare che questa manovra, spontanea o meno, fu comunque accompagnata da un iniziale grave perdita, sopportata dalla cavalleria. L'armata sassone, dopo questa nuova disfatta, rimase comunque ancora forte al centro, anche se meno numerosa, e si stringeva inesorabilmente intorno alle bandiere reali.