I
Sassoni disposti sulla cima, senza truppe di riserva, con i primi
ranghi composti dagli Housecarls che brandivano terribili ascie,
protetti da scudi enormi, e i Thegns disposti vicino, attendevano
impavidi l'armata normanna. Giunto con " l'avanguardia" in
cima alla collina di Telhan Hill, il duca Guglielmo rimase
impressionato alla vista di questa muraglia di uomini, silenziosa e
compatta, le cui prime due o tre file gli apparvero ben disciplinate
e ben armate. I cronisti dell'epoca riportano che entrambi i
condottieri fecero ai loro eserciti un discorso di circostanza.
Quello di Guglielmo fu così eloquente, a parere di Guglielmo di
Poitiers, che i suoi cavalieri si esaltarono e vollero subito
assalire il nemico. Re Aroldo, invece, si accontentò di
raccomandare ai suoi uomini di restare in posizione di difesa, e di
non rompere i ranghi per alcun motivo: la vista delle lunghe colonne
di cavalieri, precedute dalla bandiera pontificia e dall'uomo
corpulento che cavalcava in testa, uomo che aveva imparato a
conoscere e a rispettare sul continente , non lo rassicuravano
affatto. I cavalieri normanni indossavano la loro corazza.
Riproponendo le gesta di un antico re franco, Guglielmo indossò la
sua corazza a rovescio, poi ci ripensò, e scoppiando a ridere la
rigirò, per evitare che venisse interpretato come un cattivo
presagio. Poi i Normanni formarono i loro ranghi nella vallata.
L'organizzazione fu sicuramente più sofisticata rispetto a quella
sassone. Al centro stavano i Normanni, il contingente più
importante, sotto il comando personale di Guglielmo e del suo
fratellastro, il vescovo guerriero Eudes di Bayeux, che per
l'occasione maneggiava un robusto bastone, poichè in questo modo
rispettava il divieto per gli ecclesiastici di portare la spada. A
sinistra, sotto il comando del conte Alan Fergant stavano i
contingenti di Bretagna, del Maine, e dell'Anjou, mentre sull'ala
destra vi era Eustachio di Boulogne che comandava un contingente di
Fiamminghi Francesi ed un squadrone di Normanni capitanati da
Roberto di Beaumont. In prima fila stavano gli arcieri, vestiti di
semplici tuniche, che pur maneggiando archi di piccola portata,
rappresentavano una forza d'appoggio non trascurabile. Poi venivano
i fanti, tutti uomini con l'armatura e attrezzati con scudi e lance,
che erano circa 3000. Infine vi erano i cavalieri, con l'armatura,
muniti di lance, giavellotti e spade. Bisogna ricordare che questa
cavalleria non era ancora "pesante", non aveva cioè
quella capacità di travolgere che acquisterà nei secoli successivi
quando i cavalli verranno protetti con armature. Un fatto curioso
segnò l'inizio della battaglia: mentre i ranghi dei due eserciti
erano distanti ancora circa 200 metri, un uomo uscito dalle fila
normanne si lanciò, solo, in direzione del nemico. Era un
menestrello di nome Taillefer che cantando versi della "
Chanson de Roland" e lanciando la sua spade in aria e
riprendendola, caricò i ranghi inglesi da solo, trovando la morte,
pur dopo aver ucciso tre uomini. Guglielmo decise di agire. Per
distruggere l'armata di fanti ammassati sulla cresta, pensò di
ricorrere alla tattica di mandare prima gli arcieri ad indebolire e
seminare confusione nei ranghi nemici, poi di far avanzare la
fanteria per romperne i ranghi ed infine la cavalleria per mettere
in fuga definitivamente il nemico. Infatti, dopo l'episodio di
Taillefer, si vide avanzare una linea d'arcieri fino a meno di 50
metri dai Sassoni, per lanciare frecce. L'angolo di tiro non era però
dei più favorevoli per i loro piccoli archi e per giunta i grandi
scudi degli inglesi arrestavano la maggior parte delle frecce. Dopo
questa prima fase, Guglielmo non esitò a mandare la fanteria alla
carica. Subito grida di guerra partirono dall'una e dall'altra
parte. "Dex aie" in campo normanno e "Holy
Cross" in campo inglese anche se quest'ultimi usarono anche un
altro grido, meno romantico ma più appropriato, nella lotta contro
gli invasori: "Out Out".
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