DAME LICORNE

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la vista

Se la parola « DESIR » ha uno dei significati del latino  desiderium, cioè  « appagamento» o « dispiacere >', inviterebbe a rinunciare ai piaceri terreni:  come ha ben illustrato Alain Erlande-Brandenburg. La Dama, in questa ultima tappezzeria ,non sceglie i gioielli nella cassetta che gli porge la servente,  ma vi depone la collana che porta al collo,  esprimendo così la volontà di fuggire dalle passioni che discendono dai sensi mal controllati.   L’interpretazione corretta della “Dame à la licorne” sarebbe, quindi, l’apologia del libero arbitrio e la padronanza di sè.
 « A MON SEVL DESIR » significherebbe allora « Secondo la mia sola volontà ». Alain Jaubert considera questa interpretazione ma preferisce quella più recente di Jean-Pierre Jourdan : gli arazzi di Cluny potrebbero essere ispirati da un passaggio del commentario  del Banchetto di Platone del filosofo fiorentino Marselio Ficino, composto in latino nel 1468 e tradotto in francese nel “ Livre de aye amour ” di Symphorien Champier,  pubblicato nel 1503 a Lione.
Secondo Ficino e Champier, l’uomo amoroso  dispone di sei mezzi  per raggiungere la conoscenza del Bello : i cinque sensi e l’intelligenza, la sola adatta a scegliere la bellezza dell’anima.


 

La Vista
H. 3,10, L. 3,20 m
La Dama, seduta,si guarda allo specchio e  accarezza l'unicorno con la mano sinistra. L'unicorno pone le sue zampe sulle sue ginocchia,    
L'unicorno è qui attore dell'allegoria  e non semplice spettatore, visto che porta  uno stemma.
Solo due alberi, con fogliame basso, per dirigere lo sguardo sulla  scena centrale, incornicia la composizione. In alto, si erge  un unico stendardo
portato dal leone, che sembra distogliere lo sguardo.
Sullo sfondo e sulla terrazza, il cucciolo di leone e il coniglio sembrano partecipare al gioco degli sguardi.

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