DAME LICORNE

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arazzo

 Celebre insieme di sei arazzi conservati al Museo di Cluny a Parigi, “la Dame à la licorne”affascina il numeroso pubblico che la  ammira e i numerosi specialisti che cercano di rivelare i numerosi segreti che ancora cela.
 In primis il nome del suo comittente, anche se da molto tempo le conclusioni sembrano concordi
nell’individuare almeno la famiglia dello stesso:  il blasone, presente in tutti i sei arazzi , tre argentee
lune crescenti su banda azzurra, è senza dubbio quello della famiglia borghese di Lione dei La Viste, i cui membri tra la fine del XV e l’inizio del XVI , stanno integrandosi nella "nobiltà di roba” parigina.
 Diverso è, per contro, il problema di individuare il nome del committente : si propende per Jean V,
ben noto come mecenate  e depositario del diritto al blasone dei La Viste, anche se alcuni storici
propendono per suo cugino Aubert o per il di lui figlio Antoine.
 Il leone e il liocorno supporterebbero il blasone dei La Viste, con il leone riferito alla città di Lione
(patria d’origine) e il liocorno, simbolo di velocità (Viste/Vite). Quanto alla data di fabbricazione e
all’origine geografica degli arazzi si è concordi nel fissarle, rispettivamente, negli ultimi due decenni
del XV secolo e nelle regioni franco-belghe odierne (Francia del Nord, Brabante, Fiandre).

 Il vero mistero di quest’opera risiede propriamente nel suo significato.. .
 L’insieme degli arazzi potrebbe essere stato realizzato per solennizzare un avvenimento familiare importante (matrimonio, fidanzamento ect..) ma il fatto
che le figure femminili non siano mai le stesse rende delicato, se non impossibile, l’identificazione di questo avvenimento.
 Ecco allora che si propende per una rappresentazione puramente allegorica.   Dagli anni venti del secolo scorso gli storici dell’arte hanno riconosciuto nei primi cinque arazzi un’allegoria dei cinque sensi : la vista (la dama tiene nelle mani uno specchio in cui si riflette il liocorno), l’udito (la dama , assistita da una servente, suona) , il gusto ( la dama immerge la mano destra in un contenitore di dolcetti che le porge la servente), l’odorato (la dama intreccia una corona di fiori e tiene un garofano che ha preso dal cestino della  servente ) e il tatto (la dama tiene la mano destra su un vessillo con le armi del committente e ,con la sinistra, sfiora il corno del liocorno).
Il sesto arazzo, intitolato « A MON SEVL DESIR »,più difficile da decifrare, è la chiave di lettura dell’intero insieme.
E’ un motto  di servitori laici della monarchia e sarebbe quindi una celebrazione dell’amore cortese.

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