Pertanto, se la fede non è un impegno cieco che può dirigersi anche a pregiudizi e a errori, dev'essere essa stessa necessariamente sottoposta al vaglio del raziocinio umano. L'opera nella quale ha meglio chiarito e messo in pratica questa sua metodologia di ricerca è intitolata" Sic et non". In questo scritto il filosofo fornisce argomenti dialettici (sententiae) contro o a favore (da qui il titolo che suona si e no) di una gran quantità di tesi, spesso senza neppure tentare d'arrivare ad una conclusione, forse per il solo diletto della discussione considerata comunque piacevole ed utile ad affinare gli spiriti. Nella ricerca sviluppata da Abelardo si comprende quindi come la dialettica rappresenti comunque l'unica strada da percorrere verso la conoscenza della Verità. Anche la stessa verità rivelata non è verità per l'uomo se non fa appello alla sua razionalità e quindi se non si lascia intendere . Sarebbe stolto infatti pronunciare parole di cui in realtà non si comprende a pieno il significato. All'autorità dunque bisogna affidarsi solo nel momento estremo in cui la ragione rimane nascosta. Ma è bene ricordare come essa diventi immediatamente inutile e quindi debba essere messa da parte quando la ragione ha modo di accertare da sé la verità.

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