Il canto profano IN LATINO. Poco rimane del canto profano latino, aspramente condannato dalla chiesa, da questa giudicato immorale. Istrioni e persone pittoresche di dubbia fama si improvvisano musicisti e saltimbanchi al tempo stesso, intrattenendo folti assembramenti di curiosi con canzoni, novelle, scherzi, racconti di avvenimenti osservati in altri paesi. I loro canti sono tratti da testi latini classici o contemporanei, e trattano argomenti impegnati (conductus) o gai (rondellus). L'unico documento di tal genere pervenutoci, di importanza rilevante, è la raccolta dei Carmina Burana, provenienti dalla Germania, veri e propri canti goliardici in latino maccheronico, risalenti, sembra, al 1230. Di essi sono significativi soltanto i testi, dato che la notazione musicale è ancora oggi incompresa. La monodia profana in lingua volgare. Grazie alla corruzione del latino e al germogliare delle lingue volgari, si assiste ad una vera fioritura dell arte musicale, destinata poi, nei secoli a seguire, a scalzare il dominio sulla musica esercitato dalla Chiesa. Una riscoperta sensibilità distoglie l'attenzione, finora unicamente rivolta a Dio, indirizzandola verso la natura, la primavera, la grazia. In questo nuovo panorama si erge, per suprema bellezza, la musica dei trovatori in lingua d'oc, nella Francia meridionale (focalizzata in

INDIETRO
AVANTI