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LA MUSICA NEL XII ° SECOLO

Successivamente
"all'infinita immobilità" dell'epoca della contemplazione, dalla quale sorse e
si sviluppò il canto gregoriano, la musica ritrova, nel XII secolo, in sintonia con il
mutamento della società, un forte interesse verso la ricerca di nuove forme di
espressione. Al cambiamento si oppone, peraltro, un'epoca ancora pervasa di forte
misticismo, tanto che, da queste due opposte tendenze, nascono fenomeni divergenti.
Il canto gregoriano vive in questo momento il suo secondo
periodo, detto "latino", e trova la migliore espressione proprio in Francia,
nelle "sequenze" di Adamo da S.Vittore, nato in Bretagna e mortovi, pare, nel
1192. Si tratta di una musica ancora pervasa di devozione, rivolta all'ascesi dello
spirito, completamente distaccata dal senso del divenire. E' l'essere l'unica fonte di
verità. LA MUSICA. La vita terrena e i suoi aspetti concreti, a lungo
in discredito nella mentalità imposta dal cristianesimo, si introducono timidamente
proprio nelle forme dell'arte musicale, che torna a rivolgersi al mondo popolare. Anche in
ambito religioso le cerimonie liturgiche si trasformano in veri teatri in cui attori
interpretano i personaggi biblici, calati in scenografie che ricordano i luoghi sacri. Il
popolo prende parte a queste cerimonie con le proprie musiche che, fondendosi con quelle
religiose, danno vita ai cosiddetti drammi liturgici, con testi in latino, ritmi pulsanti
e una melodia sempre meno legata a canoni di fissità o a brevi intervalli sonori. Sempre
più si diffonde, inoltre, l'uso degli strumenti musicali, per rendere magnifica
l'espressione. La musica
polifonica. Nonostante
l'affermazione della musica popolare, l'arte seria sopravvive rigogliosamente; una nuova
corrente musicale si sposa con il pensiero di alcuni movimenti intellettuali, desiderosi
di riscoprire le abilità mentali e il gusto per il ragionamento sofisticato, da tempo
caduti nell'oblio. Su queste premesse si colloca una delle più grandi invenzioni della
storia della musica: la polifonia, ossia il canto concomitante di voci indipendenti. Il
procedimento polifonico nasce dall'idea di aggiungere una voce (vox organalis) ad un canto
religioso (vox principalis) desunto dal repertorio gregoriano, secondo intervalli semplici
quali una quinta o una quarta (duplum). Successivamente vengono introdotte altre voci
(triplum, quadruplum), dando vita ai primi procedimenti complessi della composizione. Nel
corso del tempo la condotta delle linee si fa elastica e varia, grazie ad ampliamenti
dell'area armonica e all'invenzione di forme espressive quali il moto obliquo o contrario
(discanto), l'introduzione di intervalli sempre più vari nell'ambito del contrappunto, e
l'invenzione di regole finalmente complicate e sottili. La musica non è più un'arte,
bensì una vera e propria scienza, il cui intendimento è quello di dar vita a forme
sensualmente accattivanti per sé stessa, non più come veicolo: l'elemento giustificativo
della nuova forma è infatti l'idea di magnificenza e preziosità con cui farcire un
fenomeno altrimenti disadorno, quale era stato il gregoriano puro. La pratica polifonica
trova respiro nelle cattedrali; in particolare raggiunge il culmine in Notre-Dame
a Parigi, dove nasce la prima grande scuola di polifonia, detta successivamente "ars
antiqua". Deve essere menzionata, in questo senso, l'opera dei maestri Léonin (II
metà del XII secolo) e Pérotin (I metà del XIII secolo), dalle cui visioni lungimiranti
nacquero architetture musicali destinate a illuminare il percorso dei secoli a seguire
(organum, mottettus, conductus). Nell'opera di Léonin vengono adottati modi ritmici
derivati dalle canzoni profane trovadoriche, che aprono la strada verso una nuova
autonomia delle voci nel tessuto musicale. Il merito fondamentale del suo successore,
Pérotin, consiste invece nell'aver introdotto i primi procedimenti di imitazione canonica
fino a tre o quattro voci e di aver reso sempre più vario l'intreccio delle parti in modo
assai coerente.
Il canto profano
in latino. Poco rimane del canto profano latino,
aspramente condannato dalla chiesa, da questa giudicato immorale. Istrioni e persone
pittoresche di dubbia fama si improvvisano musicisti e saltimbanchi al tempo stesso,
intrattenendo folti assembramenti di curiosi con canzoni, novelle, scherzi, racconti di
avvenimenti osservati in altri paesi. I loro canti sono tratti da testi latini classici o
contemporanei, e trattano argomenti impegnati (conductus) o gai (rondellus). L'unico
documento di tal genere pervenutoci, di importanza rilevante, è la raccolta dei Carmina
Burana, provenienti dalla Germania, veri e propri canti goliardici in latino maccheronico,
risalenti, sembra, al 1230. Di essi sono significativi soltanto i testi, dato che la
notazione musicale è ancora oggi incompresa. LA MONODIA PROFANA in lingua volgare. Grazie
alla corruzione del latino e al germogliare delle lingue volgari, si assiste ad una vera
fioritura dell arte musicale, destinata poi, nei secoli a seguire, a scalzare il dominio
sulla musica esercitato dalla Chiesa. Una riscoperta sensibilità distoglie l'attenzione,
finora unicamente rivolta a Dio, indirizzandola verso la natura, la primavera, la grazia.
In questo nuovo panorama si erge, per suprema bellezza, la musica dei trovatori in lingua
d'oc, nella Francia meridionale (focalizzata in Provenza), di cui sono giunte fino a noi
oltre trecento melodie di elevata raffinatezza e gusto delicato. L'origine di questa forma
artistica, dai tratti ambivalenti, deve essere ricercata nell'innodia latina, con
carattere semplice e popolareggiante, e nei tropi dei monasteri meridionali, farciti di
ricercatezza intellettuale. Queste musiche sono accompagnate da veri e propri poemi, i cui
temi sono quasi sempre rivolti all'adorazione cavalleresca della donna. L'adozione della
lingua nazionale è elemento propulsivo dal punto di vista dei ritmi e delle tonalità: la
musica non può più svolgersi secondo una metrica quantitativa, per sillabazione, come
avveniva adottando il latino nei testi, ma seguendo gli accenti, propri del volgare,
carichi di contrasti . Da ciò derivano ritmi forse più vincolati alla lingua rispetto
alla libertà del gregoriano, ma sicuramente dotati di maggiore espressione, tratto finora
sconosciuto. Tra gli otto modi liturgici cominciano ad affermarsene due, corrispondenti ai
moderni maggiore e minore, che consentono l'insorgere di linee musicali dinamiche e di
ritmi incisivi, ponendo così i presupposti per incalcolabili sviluppi. Nell'ambito della
musica trovadorica si impongono le chansons courtoises, di gusto aristocratico, che
trattano di argomenti intimi o politici, la pastourelle, con l'intendimento di cantare le
bellezza della natura, la balade e il rondeau, accompagnate da figure di danzatori, le
chansons de toile, che narrano di gesta storiche, drammatiche o semplicemente di natura
narrativa. Sebbene eseguite da giullari e menestrelli, esse venivano composte da eminenti
musicisti, tra i quali vanno ricordati Jaufré Rudel, Bernart de Ventadorm, Arnaut Daniel,
Peire Vidal, Giraut de Bornelh, Raimbaut de Vaqueiras. Oltre la Loira i trovieri
continuano, con minore ricercatezza, l'opera dei trovatori, questa volta in lingua d'oil.
La loro musica ha, rispetto a quella dei colleghi meridionali, un carattere molto più
popolare, meno colto. Le forme musicali sono le stesse, ad eccezione delle originali
chansons de geste, tra cui spicca la celebre chanson de Roland, e dei poemi narrativi,
come ad esempio il roman de la Rose.
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