La prima grande
disfatta cristiana è del 1187: ad Hattin le forze cristiane sono sbaragliate da
Saladino e grande accusato di ciò fu Gerardo di Ridefort, Maestro dell’Ordine,
la cui tattica sconsiderata di attacco in condizioni sfavorevoli fu approvata
dal re Guido di Lusignano. Con Hattin inizia la fine dei principati cristiani e
nello stesso ottobre di quell’anno cadrà la stessa Gerusalemme.
Nei decenni successivi gli Stati Cristiani cercarono di difendersi
fino alla caduta di Acri (maggio 1291) e alla morte epica del Gran Maestro
Guglielmo di Beaujeu che rappresenta simbolicamente la fine della potenza
militare dell’Ordine. Alla caduta di Acri segue l’evacuazione di Tiro, Sidone,
Beirut e nell’anno successivo viene abbandonata l’ultima piazzaforte, Chateau
Pelerin. Il nuovo Gran Maestro,Tibaldo Gaudin, si era rifugiato a Cipro e vi
morirà nel 1293.
Gli successe Jacques de Molay, XXIII
(o XXII ? le fonti non concordano a causa di dimissioni
riconosciute o non riconosciute) e ultimo Gran
Maestro, cavaliere dell’odierna Franca Contea ma proveniente dalla commenda
borgognona di Beaune, eletto a Cipro, nuovo quartier generale dell’Ordine. Molay
si mosse per ottenere aiuti dall’Occidente e cercò di approfittare
dell’invasione mongola in Siria per rimettere in gioco i cristiani e il Tempio
in Terrasanta. Nel 1300, insieme agli Ospitalieri, ai Ciprioti ed a uno sparuto
gruppo di crociati d’Occidente, iniziò un ‘offensiva navale contro Alessandria e
Tortosa, sulla costa siriana.
Riuscì ad occupare l’isolotto di Ruad, di fronte a Tortosa e restò
nella vana attesa dei Mongoli. I Saraceni reagirono, sbarcarono a Ruad e fecero
scempio delle esigue forze cristiane. Molay cercò allora ad una nuova crociata e
per questo si rivolse al papa Clemente V come ultima speranza di riscossa.
L’Ordine era ormai chiaramente messo in discussione. L’accusa di
tradimento (nel Roman de Renart), di avarizia (Giovanni di Wurzburg nella sua
“Descriptio Terrae Santae), di arricchimento ingiustificato (Matteo Paris
detto anche Matteo da
Parigi), generano
voci contrarie al Tempio, già visto come “superbo, arrogante” ( le prime
critiche documentate all’Ordine furono quelle di Guglielmo da Tiro, cronista
degli Stati Latini d’Oriente).
In realtà, in
questo periodo, i Templari perdono popolarità per essersi schierati con il
Papato in conflitti di quest’ultimo con vari sovrani (in primis Federico II
e Filippo il Bello), per non poter più combattere con gli infedeli in Terra
Santa, irrimediabilmente perduta, per la mancata fusione dell’Ordine con gli
Ospitalieri.
Caduta di Gerusalemme
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